Quello che seguirà sarà uno dei casi di malagiustizia messinese, che ha come protagonisti, da una parte un onesto docente falsamente accusato, dall'altra dei magistrati che lo hanno voluto condannare, ma anche loro, successivamente, denunciati dalla XIV Commissione Parlamentare Antimafia, per associazione di stampo mafioso e che sarebbero anche collusi con una certa massoneria deviata. (a tal proposito vedere siti: http://www.ritaatria.it/documenti/ReIMinoranza_Messina e http://.ritaatria.it/LeggiNews.aspx?id=84 )

Poichè mi è stato affidato l'incarico di descrivere questa penosa storia molto delicata e complessa, essa sarà pubblicata in questo blog, man mano che avrò vagliato i fatti alla luce di una inoppugnabile documentazione, affinchè nessuno possa censurare, o semplicemente contestare la veridicità contenuta nella relazione che seguirà.

La persona che si è raccomandata a me la conosco benissimo da una vita, abbiamo
studiato e insegnato nello stesso Istituto Scolastico a Roma e posso garantire che le sue qualità morali e professionali sono assolutamente ineccepibili.


R E L A Z I O N E

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Tra il 1974 e il 75, frequentavo il IV anno presso la Pontificia Università Lateranense dove, nel 1976, avevo concluso il corso accademico " Cum Laude "; tuttavia il Cardinale Ugo Poletti mi aveva consentito di insegnare (pur essendo ancora studente), a Roma, presso gli Istituti Statali "Antonio Locatelli" , "Cesare Lombroso" e "Quintino Sella", in via Portico D'Ottavia, dove, appunto, avevo allievi (quasi miei coetanei).

La mia formazione culturale mi ha portato ad essere disponibile agli altri ed ho sempre mantenuto un rapporto costruttivo con tutti coloro che mi hanno frequentato.

Incontrai il Cardinale Vicario nel 1968, a Spoleto, dov'era Vescovo ed io Allievo Sottufficiale, con il proposito di congedarmi, in vista dell'ordinazione sacerdotale, per la quale, rinunciai a un concorso interno per Ufficiali Effettivi e ad una conseguente brillante carriera militare.

L'Ordinario di Messina (del quale è in corso il processo di beatificazione), L'Arcivescovo Francesco Fasola, aveva seguito personalmente la mia vocazione religiosa, da quando ero adolescente, per questo motivo, mi raccomandò presso la Scuola Allievi Sottufficiali, nella Diocesi del suo confratello e amico Vescovo, per non essere distolto dall'ideale vocazionale, in quello specifico ambiente militare e trascorsi quel periodo tra caserma e seminario, continuando a studiare.

Quest'uomo veramente straordinario fù come un padre per me, tanto che volle mantenermi personalmente negli studi teologici, subito dopo il mio congedo, pagando anche la retta per il vitto e l'alloggio, quando frequentai il 1° anno a Verona.

Nella enciclopedia internet Wikipedia è scritto che egli aveva formato il giovane Oscar Luigi Scalfaro e mi sono sempre vantato di appartenere moralmente ad una così pregiata famiglia.

Scelsi di proposito il Servizio di Leva, pur potendolo evitare come seminarista, perchè ero timido e volevo temprare meglio il mio carattere, ma anche per assecondare mio padre.
I due presuli si conoscevano da una vita, assieme all'On. Oscar Luigi Scalfaro, essendo conterranei della Provincia di Novara (Ricordo che l'On. Scalfaro aveva una grande venerazione per l'Arcivescovo Fasola e veniva a Messina per incontrarlo, quand'era Ministro di Grazia e Giustizia e Presidente della Repubblica).

Dopo il primo anno trascorso a Verona, Mons. Fasola mi volle in Diocesi e frequentai la Facoltà Teologica di Messina; ero al terzo anno, quando, nel 1973, il Vescovo di Spoleto Poletti divenne Cardinale e Vicario del Papa.

In un convegno della CEI, presso la Domus Mariae in via Aurelia, i due presuli si incontrarono e quando il Cardinale Vicario, chiese di me, sapendo che continuavo negli studi teologici, mi fece venire a Roma per completare gli studi.

Il ricordo, che avevo lasciato a Spoleto come Sottufficiale ventenne, era ancora vivo in lui, il quale, oltre ad affidarmi l'insegnamento della Religione, mi presentò al Maestro delle Cerimonie Pontificie, Card. Virgilio Noè, per farmi ottenere l'incarico di Crocifero e Ministrante del Papa, che svolsi apparendo, anche in mondovisione, nella Cappella Sistina, accanto a Paolo VI.

In quegli anni avevo compiuto dei viaggi con il Cardinal Poletti, fino a Lourdes e durante le occasioni liturgiche a San Pietro, incontravo Papa Montini nella Sagrestia della Cappella Sistina e nel Santuario di Assisi, dove fui invitato, alla presenza di Cardinali, Vescovi ed Autorità Civili.

Non ho scritto, tuttavia, di me per mettermi in evidenza... assolutamente no!

Lo scopo, piuttosto, è quello di sottolineare da quale ambiente di santità e cultura sono stato strappato per essere relegato all'isolamento totale, fino a diventare pattumiera della società...

Avevo solo venticinque anni e godevo di un grande prestigio, invidiabile, per tanti giovani della mia età, tuttavia, sono umile di natura, sempre attratto dai bisognosi che ho soccorso, spendendo quasi tutto il mio avere; cerco in tal modo di coltivare in me la realizzazione verso i valori dell'essere, piuttosto che il possesso, sforzandomi di far tesoro degli insegnamenti di Cristo, che considero una Persona viva e attuale, che merita lealtà, come un Ufficiale devoto al suo Re.

Oggi, invece, grazie al razzolare di "certi biechi magistrati messinesi", (che oscurerebbero il prestigio della Magistratura che onoro), vivo nell'ombra di me stesso, prostrato da una cupa ed immensa disperazione, che mi angoscia, fino a provocarmi sgomento...

E' difficile esprimere l'allucinante odissea che sta per farmi naufragare e mi ferisce ancora oggi, essendo tutt'ora in libertà con obblighi, senza poter entrare nella provincia di Roma, senza aver mai fatto nulla contro la Legge, ma sempre ligio e doveroso verso di essa in modo congeniale!

Dal racconto seguente chi legge partecipa ad una assurda ed incredibile tragedia che io stesso definisco ripugnante ed allucinante...

Si può evitare, o in alternativa, dovrò ringraziare chiunque per la pazienza e il coraggio che si avrà nel leggermi, ma senza alcuna commiserazione: ho bisogno di giustizia, non di pietà

Il sole della mia felicità cominciò a tramontare, proprio nel momento in cui toccavo il cielo con le dita, a causa di una serie di traumi, ai quali non ero pronto mentalmente, infatti, dalla nascita ero vissuto nei valori morali e culturali della mia famiglia:
infatti, mio nonno, fu un Docente di Matematica e parente diretto di Elio Vittorini e Salvatore Quasimodo.

Da fanciullo frequentai la mia parrocchia e da adolescente il seminario; ero delicato, non avevo mai conosciuto sulla mia pelle i lati negativi della società, solo l'ideale vocazionale era l'unico scopo della mia vita, per questo offrii alla Chiesa vera castità e frutti di apostolato; al di sopra di ogni altro ideale, tale scelta mi faceva sentire completamente felice e realizzato.

Ma un sacerdote, parroco del villaggio di Bordonaro a Messina, mi aveva creato dei gravi problemi e nonostante fù prontamente allontanato dal nuovo Arcivescovo Ignazio Cannavò, stavo acora attraversando una crisi profonda, quando, nel frattempo, conobbi una donna che mi convinse ad accompagnarla in una discoteca, dove mi misi a bere, per la prima volta nella mia vita; nel passato non avevo mai assunto alcool, ero anche molto ingenuo e andò a finire che ebbi dei rapporti intimi; dopo qualche mese mi dichiarò di essere rimasta incinta...

Subito dopo il matrimonio entrai a far parte della direzione della De Agostini di Novara, con l'incarico di docente di Marketing, un'attività che mi proiettava lontano dalla famiglia, cioè, verso quasi 200 Agenzie disseminate su tutto il territorio Nazionale, da Gela a Bolzano.

Ma ho dovuto lasciare l'incarico nel 1984, a causa di allarmanti comportamenti che notai in mio figlio Alessandro, di appena quattro anni; quindi, pregai l'Arcivescovo, Ignazio Cannavò, di riaffidarmi l'incarico di docente di Religione, avendone i titoli, tra i più qualificati in graduatoria e le qualità morali che, devono essere ineccepibili.

La mia presenza in famiglia mi fece conoscere presto la negatività del clan parentale di mia moglie, la quale era soggiogata dalla loro prepotenza.

La mia prima vicenda giudiziaria iniziò nell'estate del 1987, quando mi dovetti difendere dalla loro ennesima provocazione.

Mi aggredirono e accordatisi, mi querelarono per lesioni personali, ingiuria aggravata, minaccia e porto abusivo d'arma.

Avevano citato un teste a loro difesa, ma egli, interrogato, rispose che, al contrario, ero stato io l'aggredito.

Dissero che li avevo minacciati con una pistola, precisando che era la pistola di mio padre, legalmente detenuta, ma un documento della Questura di Messina certifica che mia madre consegnò quella pistola nel 1983, subito dopo la morte di mio padre; in altre parole, da quattro anni quell'arma non esisteva più.

Il complotto fu male architettato, sebbene loro credevano di avere successo, ma subito le indagini mi scagionarono e dopo dieci giorni di detenzione lo stesso magistrato si scusò con me, venendo personalmente in carcere a liberarmi.

Quel Giudice retto seppe fare presto e bene le indagini!

Mia moglie chiese una separazione che durò cinque anni; non ottenne dal Giudice quanto pretendeva e la sentenza fù più favorevole, rispetto alle mie stesse richieste.

Ma, durante quei dieci giorni in cui fui recluso a Messina, al carcere di "Gazzi", contrassi l'epatite C, a causa del contatto con gli altri detenuti, essendo in tredici, con letti a castello a tre piani, alti fino al soffitto, in pochi metri quadrati, con latrina annessa e topi a non finire... enormi, che mi passavano persino sopra i piedi, durante l'ora d'aria, alla quale dovevo rinunciare, costringendomi a stare riverso sulla branda.

Riuscii a guarire dall'epatite con forti dosi di interferone e ribavirina, ma l'immobilità, a cui fui costretto, di conseguenza, ha provocato problemi seri alla circolazione, con gonfiore agli arti inferiori e metabolismo alterato, derivanti dal diabete.

Cominciai ad essere fortemente stressato, dati i gravi motivi accennati e mi ordinarono degli ansiolitici che mi inebetivano, inoltre, mi provocavano incubi che non riuscivo più a gestire.

Per questo motivo, cercai di curarmi da solo riprendendo e approfondendo quelle discipline del passato, relative alla Medicina Tradizionale Cinese e lo feci con profondo interesse.

Dall'adolescenza il mio animo sensibile, da sempre in simbiosi con la natura, si esprimeva nell'arte del bonsai e della Poesia: avevo solo diciannove anni quando, nel maggio del 1968, il premio Nobel per la letteratura,Salvatore Quasimodo, poco prima della sua morte, così aveva recensito i miei versi:

"Le Sue poesie sono in armonia con il quadrante della lirica contemporanea, vedo che non mancano di una sentita e semplice sensibilità".

Anche in epoca più recente, il Veneratissimo Santo Padre, Giovanni Paolo II, dopo aver letto una mia raccolta poetica, anch'egli stimatissimo poeta, così si era espresso a nome della Segreteria di Stato:

"...Il Santo Padre ha accolto con apprezzamento il componimento e le espressioni di devoto ossequio che Ella Gli ha rivolto, assicurando in pari tempo preghiere secondo le Sue intenzioni.

Nel manifestarLe viva graditudine per tale attestato di filiale venerazione, il Sommo Pontefice invoca su di Lei e i suoi Familiari l'abbondanza dei favori celesti e imparte di cuore la Benedizione Apostolica".

Una sincera devozione nata dall'inizio della sua elezione, verso quel Papa che presto sarà Santo e fui solidale con il suo dolore, nel momento più cruciale della sua vita, come l'attentato compiuto da Alì Agca:

" Il Santo Padre vivamente ringrazia dei cortesi voti augurali per la ricorrenza del genetliaco di Sua Santità e per la cordiale partecipzione alla sofferenza e alla trepidazione causata dal gesto di violenza contro la Sua venerata Persona.

In cambio di tale attestato di devozione, il Sommo Pontefice imparte l'Apostolica Benedizione, propriziatrice di copiosi conforti celesti e pegno della Sua paterna benevolenza."

Oggi, ho la certezza che il veneratissimo Papa, proclamato alla sua morte: "Santo subito", vede la mia sofferenza e prega l'Onnipotente, affinchè mi sostenga in questa lotta, sì, ricorda le due lettere che mi aveva scritto in vita, con le sue paterne e cordiali benedizioni, dunque sono profondamente sereno.

Nella mia parrocchia di Messina dedicata ai SS. Pietro e Paolo nacque la prima associazione al mondo dedicata a Pier Giorgio Frassati (altro Beato, prossimo alla Santità); una lapide dettata dalla sorella Luciana lo attesta.

Con la sorella di Pier Giorgio, madre del famoso giornalista Jas Gawronski, ero particolarmente amico: ella regalò alla Biblioteca, di cui ero presidente, il tavolo personale da studio che era stato adoperato dal Beato, quando frequentava la Facoltà di Ingegneria al Politecnico di Torino, prima della sua immatura scomparsa a 24 anni, già in odore di santità.

Jas Gawronski tramite RAI 3 aveva diffuso una rassegna internazionale, da me ideata e proposta in varie occasioni, contro la Mafia e la Droga e questo mi aveva procurato dei problemi in "certi ambienti mafiosi" messinesi, non escluso, quello di una "certa massoneria togata" , quella stessa che provocato, qualche anno dopo l'intervento diretto del, già citato, Presidente della Repubblica, On. Scalfaro, per bacchettare questa congrega, a lungo, poi screditata, attraverso svariati Mass Media.

Furono questi giudici a rovinare la mia esistenza, con un falso processo ideologico, come il GIP M. M. e il Procuratore Generale in Appello A. F. C., successivamente inquisiti; il primo dalla Commissione Parlamentare, XIV Legislatura, per associazione a delinquere di stampo mafioso e il secondo, per lo stesso motivo, da una interrogazione Parlamentare dal gruppo di Rifondazione Comunista, a nome del Deputato Niki Vendola.

In quel periodo, dopo le insistenze di mio figlio, mia moglie tornò a vivere con me, però, a causa dei suoi parenti, la nostra convivenza fù un dramma e inveivano anche contro il ragazzino che aveva voluto l'unione familiare, infatti, lo minacciavano e lo trattavano con dura freddezza, per l'amore filiale che aveva verso suo padre.

Tra le mie attività sociali voglio evidenziare che il Tribunale per i Minori di Messina mi aveva già incaricato di occuparmi di minorenni, che andavo a trovare in carcere e dal carcere, anche un recluso adolescente usciva ogni pomeriggio in libertà, per essere istruito da me, a casa mia; la Direttrice, Dott.ssa Catalano, ricordo che mi disse: "durante la permanenza del miore M. S. consideri la sua casa come se fosse la prosecuzione del carcere"; rimesso in libertà, quel giovane, non ebbe mai più a che fare con la giustizia!

Dopo un anno rivissuto con mia moglie, tra il 1992 e il 93, all'improvviso, mentre mi stavo recando a scuola, dei poliziotti erano venuti a casa per arrestarmi con la gravissima ed infamante accusa di violenza carnale.

Ho trovato in Aula un clima mafioso ed ostile, il prcesso risulterebbe falsato: bisognerebbe leggere i fascicoli per rendersene meglio conto.

Un piatto ghiotto che divorarono senza pietà, gli stampatori di scoop, trattandosi del primo caso in Italia e forse al mondo, per cui a grandi titoli scrissero:

"DOCENTE DI RELIGIONE DROGAVA E VIOLENTAVA SUO FIGLIO".

Tutte le evidenti ragioni della difesa, con le testimonianze a favore, anche dai testi dell'accusa, non appare che siano state considerate e i motivi della sentenza, relativi a fatti e testimoni che risultano nei fascicoli, esprimerebbero un significato opposto, rispetto a quanto si evince dagli stessi.

Sono stato condannato a sette anni, per lo più, recluso a Rebibbia, nel settore precauzionale, che è un carcere ristretto dentro un carcere.

Dal punto di vista clinico, l'epatite e lo stress, mi avevano causato precocemente anche il diabete.

L'esperienza carceraria, ha distrutto la mia vita facendomi perdere quella dignità che mi ero guadagnata, adoperando tutto il mio spirito intuitivo e l'intelligenza, volta al servizio del prossimo, poi ho smarrito il meglio della mia personalità e adesso ne risente fortemente tutto il mio essere, per le gravi condizioni in cui mi trovo: quanta differenza, se penso a quei numerosi fedeli, a piazza San Pietro, i quali, dopo avermi visto accanto al Papa, riconoscendomi, toccavano la mia veste per baciarla!...

Dai miei ambienti scolastici, culturali e morali, improvvisamente sono stato sbattuto in carcere, nell'infamato settore precauzionale, all'interno di un reparto composto da pedofili assassini e maniaci vari, che generavano in me un continuo terrore, in quel luogo diametralmente opposto, rispetto a quelli in cui ero sempre vissuto.

Per diversi interminabili giorni, ho condiviso tutto con costoro, a parte l'angoscia che avevo, soprattutto durante la notte, di subire violenze sulla mia persona, per cui, spesso non riuscivo a dormire.

Con lo scopo di evadere dai miei pensieri mi sono attivato, nel diffamato reparto G\9, collaborando con gli Assistenti per la creazione di gruppi di studio e una rappresentazione teatrale che ha fatto uscire il Reparto dall'isolamento, testimoni gli Agenti e la Direttrice, che ci premiò permettendoci di fare ogni volta i colloqui nell'area verde, anzichè nei comuni parlatori.

Subito dopo scarcerato, nel dicembre del 2000, stavo dando la lieta notizia a mia madre, che viveva a Palermo, ma lei mi aveva comunicato di avere una cangrena alla gamba destra... infatti, si era trascurata a causa del dolore che provava soprattutto per la mia situazione... e l'11 settembre 2001 (il giorno dell' attentato alle due torri), le avevano amputato la gamba, fino alla coscia.

La feci trasferire a Palestrina e in quella città è deceduta nel Novembre del 2003, sommersa dal dolore, prima ancora che dalla terra.

Il mandato di cattura, per essere recluso a Rebibbia, mi era giunto nel luglio del 1997, già quasi un anno l'avevo trascorso a Messina, e un anno e mezzo agli arresti domiciliari, infine, ero libero, in attesa della Cassazione e mi ero trasferito a Palestrina, dove, essendo rimasto senza lavoro e conoscendo bene la Medicina Naturale, svolgevo delle terapie presso casa mia.

Si presentarono due coniugi con gravi disturbi psicologici: l'uomo soffriva frequentemente di attacchi di panico e la donna aveva subito dei gravi traumi sin dall'infanzia, soprattutto a causa del fatto che, quando era morta colei che credeva sua madre, seppe invece, che era una zia, mentre la vera madre, che si era fatta passare per zia, era già morta, molto tempo prima; tutti mormoravano a Cisterna di Latina; mi raccontò che anche le compagne di gioco la deridevano dicendole: "vero che hai una mamma finta?"; si può intuire la profondità del suo trauma, quando a posteriori, fece l'atroce scoperta...

Una donna partorita ed allevata costantemente nel disamore e nella menzogna!

Li curai per mesi, fino al mio arresto e considerando le mie condizioni di dolore profondo, per quanto era successo, preso pure dallo sgomento in attesa della imminente carcerazione, mi ero ingenuamente confidato con loro, raccontando la mia triste vicenda, poi continuammo il rapporto in forma epistolare, fino alla mia rimessione in libertà.

Erano venuti a casa mia, sempre alla presenza di mia madre, sulla sedia a rotelle, anche loro mi invitavano, soprattutto perchè avevo ripreso a praticare le terapie gratis a tutta la famiglia.

La donna era sempre isterica nei confronti dei figli e, in particolore, verso il coniuge che appariva inebedito e succubo della moglie.

Lei si lamentava spesso con me del congiunto, riferendomi dei particolari intimi, senza alcun pudore: per esempio, che da parecchio tempo, tra loro erano cessati i rapporti sessuali, perchè nei momenti che precedevano l'orgasmo, lui, sbavandole addosso, manifestava attacchi di panico, terrorizzandola...

Continuava con i suoi discorsi, fino a propormi se ero disposto a convivere con lei e il più piccolo dei loro due figli che aveva 14 anni, con reali problemi, essendogli mancata una figura paterna, denigrata per colpa di una madre isterica, la quale, durante il suo girovagare, spesso lasciava il figlio, in età prescolare (e alla ricerca di un modello di vita), presso diverse famiglie di anziani conoscenti, contribuendo ad ostacolare la sua formazione.

A parte le mie convinzioni cattoliche, lei non mi interessava, nè fisicamente, nè tanto meno per il carattere, per questi motivi mi sono rifiutato ad una ipotesi di convivenza... certo, se avessi avuto degli interessi particolari, sarebbe stata una occasione imperdibile!...

Da quel giorno, invece, aveva cominciato ad odiarmi e calunniarmi, inventando diverse storie; specialmente in famiglia suggestionava il figlio minore contro di me raccontandogli, a modo suo, i precedenti fatti giudiziari di Messina e cercava di indisporlo, con odio vendicativo e con lo scopo di togliermi l'unica piccola casa di campagna che mi resta per la vecchiaia, che è già alle porte con serie malattie.

M., che con suo fratello biasimava i genitori, il padre in particolare, all'inizio mi informava dei discorsi di sua madre, per questo cominciavo ad evitare di frequentarli, tuttavia, non volendo abbandonare il piccolo ed essendo con la coscienza pulita, avevo spedito una relazione a Telefono Azzurro, prima di qualsiasi ipotesi, o minaccia di essere querelato, in data 2 aprile 2003 (come risulta agli Atti), in merito alle condizioni, suddette, di tale famiglia, chiedendo un aiuto psicologico competente in favore del piccolo, che ne aveva bisogno e si poteva bene recuperare, se si fosse intervenuto allora.

La madre, alla notizia che mi ero rivolto a Telefono Azzurro, accecata da una rabbia furente, subito, mi aveva querelato ripetendo le stesse accuse trasferite su suo figlio, esattamente come una fotocopia su tutto quello che aveva saputo da me in merito a quei fatti di Messina, confidatole in quei momenti atroci di sconforto.

Tali dichiarazioni sono, quindi, un autentico copione: stessi capi d'accusa e stesse modalità!
Non è questa la realtà!

Dai fascicoli sembra evincersi che la Procura di Tivoli si sia basata, quasi esclusivamente su un fatto marginale, non intrinseco ai reati specifici: ovverossia, un'audiocassetta, insignificante ai fini di una qualsiasi prova, poichè si tratta di una pura ipotesi, mai portata a termine e relegata nell'iperuranio delle idee, chiusa nel segreto del cassetto della mia scrivania e destinata ad essere distrutta, se i Carabienieri non l'avessero portata in Procura che l'ha resa pubblica, recando un danno enorme al "presunto minore offeso", che si poteva benissimo evitare.

In realtà, avevo intenzione di avvertire unicamente il padre, tramite una registrazione, che il figlio andava corretto su alcuni comportamenti a me riferiti, erroneamente e tra mezze verità, da due suoi coetanei, B. C. e F. V. modificando in modo migliore le loro frasi, per non umiliare ulteriormente il giovane Marco.

Ma sarebbe assai significativa l'audizione di un'altra audiocassetta, che la Procura non ha ancora esibito: quella di un sacerdote, don L. M. con cui il minore si confessava, nella quale vi sono frasi molto pesanti e rivelazione del segreto confessionale di natura sessuale di Marco, che mi ha disgustato molto!

La Procura, non ha evidenziato le due audiocassette assieme, congiuntamente, ma solo una, scollegandola dall'altra, sembra, per cercare di avvalorare una "teoria" accusatoria che, in effetti, si è rivelata poi insignificante.

Il contenuto dell'audiocassetta ostentata, semmai, depone a mio favore, poichè prova il fatto che decisi di registrarla, proprio, perchè io volevo evitare di frequentare il minore.

Ma, a prescindere da tutto ciò, non si può fare un processo alle intenzioni!

I suddetti comportamenti del minore a me riferiti, sembravano rafforzare il dubbio in alcuni fatti imbarazzanti (verso cui è evidente la mia netta disapprovazione, in un rimprovero scritto che si trova agli Atti), perciò, volevo farlo per sbarazzarmene (proprio per timore di quella "specifica recidiva", pendente come un macigno), infatti, allo stesso tempo e con lo stesso intento, avevo scritto a Telefono Azzurro, come ho già spiegato.

Questa verità da me dimostrata mi scagiona; tutta la descrizione della vicenda, che si può evincere, è confermata da una logica inconfutabile, basta interpretarla con spirito obiettivo!

Dopo non s'è n'è più parlato, infatti e si preferisce ripiegare su una vecchia recidiva tutta da riesaminare...

I due fatti (audio cassetta e Telefono Azzurro) sono congiunti tra loro, perchè sono avvenuti insieme, oltre un mese prima ancora della querela contro di me, del 12 maggio 2003, mentre, appena la settimana precedente, ci eravamo scambiati gli auguri pasquali e non avevo, quindi, motivo di temere di poter essere querelato, anzi, al contrario: mi ero rivolto io al mio legale di fiducia con l'intento di denunciare la madre per diffamazione e calunnia!

Successivamente, durante i due incidenti probatori è stata smentita l'accusa di cessione di droga al minore "presunto offeso", gli altri due minori appena sopraddetti, hanno parlato in mia difesa, mentre si evidenziano tentativi, da parte di un perito, di fare cambiare versione e confondere, uno di loro, che aveva dichiarato di aver saputo dal coetaneo amico " presunto offeso" che "egli era estraneo alle accuse e che fosse esclusivamente sua madre ad architettarle".

Un anno di indagini, mentre ero a piede libero, poi mi hanno tradotto Rebibbia, dove sono rimasto un altro anno, fino alla scadenza termini, per cui mi hanno scarcerato con obbligo di firma tutti i giorni presso la caserma dei Carabinieri di Bologna, vicino dove abito.

Complessivamente sono stato indagato dal Maggio del 2003, fino alla data del rinvio a giudizio del 01 marzo 2006 presso il Tribunale di Tivoli, quasi tre anni di tortura...

Appena arrestato, nel Giugno del 2004 e ricondotto a Rebibbia, ancora lontani dalla conclusione delle indagini e in pieno segreto istruttorio, ho dovuto querelare due giormalisti del "Messaggero"e di "Cronaca vera", ed eventuali "ignoti informatori".

I due quotidiani mi avevano condannato alla gogna, impressionando l'opinione pubblica e quanti soprattutto non mi conoscevano bene, con una sequela di infamità:
" falso teologo, mago senza scrupoli, pranorerapeuta, ipnotizzatore, orco, ecc..."

Pur umilmente, devo sottolineare il contrasto degli articoli di tali stampatori di carta su commissione, con la frase scritta dal mio ex Docente di Diritto Morale e Decano della più antica e prestigiosa Università Pontificia, con la quale, a dispetto di alcuni, mi consacra ufficialmente teologo, chiamandomi " amico collega) altro che mago senza scrupoli, o falso teologo!

I loro articoli infamanti e mendaci avevano scatenato una dura reazione, persino all'interno della sezione, dove ricevevo continue minacce con le lamette sotto la doccia, fino a subire una lesione al dito del piede sinistro, contro cui un detenuto aveva fatto sbattere un blindato, dopo refertai presso il centro medico la ferita che ho fatto documentare nell'archivio.

In seguito a dure minacce ho dovuto, ritirare la suddetta querela, mentre il dito, a causa del diabete, non riusciva a guarire... mi chiedo: chi aveva informato quei giornalisti che avevano messo in pericolo la mia vita? Non è, questo, un atto gravissimo?

La Provvidenza, nel momento più esatto, ha compiuto un grande miracolo che renderà pure assai fragile l'appiglio su quella remota "recidiva specifica", che il P.M. ostenta, ogni qual volta si oppone a tutte le richieste della difesa e mi costringe anzitempo a tirare fuori dall'armadio frammenti di ossa putrefatte e puzzolenti che riguardano certi giudici messinesi:
mio figlio (adesso ha ventisei anni e non lo vedevo da un decennio), saputo di questa mia ultima carcerazione, con l'aggravante di una "recidiva specifica" (che lui sapeva bene non essere vera), mi aveva scritto a Rebibbia chiedendo se ancora fossi disposto ad accoglierlo, subito dopo avergli risposto favorevolmente, era venuto a trovarmi... fù tanta la commozione e le lacrime, assieme agli altri detenuti con i parenti venuti a colloquio...

Quando l'ho visto tremante, ho pianto di commozione e l'ho subito abbracciato!

Dopo, mi ha riferito di avere inviato una lettera al GUP, Dott.ssa E. T. rilasciandomi una fotocopia in cui ribadisce quelle smentite che aveva già scritto nel 1995, due anni dopo il mio arresto, ma che dovette ritrattare, in Appello, dopo essere stato minacciato dai parenti, assieme al loro legale S. T.; tante altre lettere mi ha scritto, dolorosissime e drammatiche.

Adesso io e mio figlio abbiamo la residenza in un casa presa in affitto, egli prima non riusciva a lavorare, a causa dei suoi enormi traumi, che assieme a me sta cercando di superare, ma ha bisogno di cure particolari.

Il giovane, infatti, è stato molto travagliato interiormente, da un rimorso (che non avrebbe dovuto avere perchè essendo minore di anni 14 era ingenuo) e dal martellamento psicologico subito da alcuni suoi parenti; durante dieci anni in cui non ci siamo visti, ha condotto una vita sregolata finendo anche lui in carcere, anche se per pochi mesi .

Adesso sta gradualmente migliorando, rispetto al passato e percepisco quanto la nostra separazione lo abbia distrutto.

Subito mi ha raccontato come avvennero, in realtà, i fatti a Messina:

uno zio lo aveva sequestrato in casa sua, dove gli fu dettata una lettera con le accuse che egli scrisse senza comprenderne il significato, pensando a violenza fisica, che fossi un uomo violento, ma non di natura sessuale; lo portarono presso il Tribunale per i minori, da un giovane rampante e famigerato vice brigadiere della Guardia di Finanza, R. A., il quale gli aveva suggerito di confermare il contenuto della lettera promettendogli che "non avrebbe fatto arrestare suo padre, ma solo di allontanarlo per un pò di tempo, così come il minore aveva chiesto.

In Aula, lo stesso Sottufficiale, fece delle dichiarazioni mendaci sul mio trascorso in seminario e che fui mandato via, ma fu categoricamente smentito dal Rettore del seminario, al quale disse di essersi rivolto e dall'Arcivescovo .

Il nervosismo dovuto alla malattia e la sua crisi adolescenziale furono la vera causa del nostro disaccordo e il ragazzo, all'inizio della sua crisi evolutiva, desiderava la mia lontananza, non tollerandomi più per i rimproveri che gli facevo.

E' riprorevole il fatto che tali magistrati non abbiano mai sospettato che quegli accusatori, erano gli stessi che tentarono di ingannare un altro magistrato con l'imbroglio, nel 1987, ma senza riuscirvi!

Ribadisco il mio profondo rispetto verso la Magistratura e l'Ordinamento Giudiziario che operano con onestà!

Ma nel mio caso specifico, credo che vi sia stato un comportamento mafioso in più occasioni:
per esempio, il procuratore generale della Corte d'Appello, G. Z., durante la prima udienza, aveva esordito con logica obiettività, assieme ad una giudice a latere, ma, alla seconda udienza, entrambi furono sostituiti senza validi motivi e il Dottor G. Z. venne sostituito dal Procuratore Generale A. F. C., il quale pareva assumere atteggiamenti mafiosi e uscì dall'Aula per tutto il periodo in cui fui interrogato, fumando in continuazione nell'atrio affollato.

Mentre io avevo creato un'associazione a Messina denominata Lux Mundi, che metteva in luce i valori tradizionali esistenziali, lui fu presidente della "C. F.", un circolo denunciato alla Sezione Giustizia della Camera, come associazione neofascista, legata alla massoneria deviata, ma soprattutto un'associazione mafiosa finanziata da un noto boss , a Barcellona Pozzo di Gotto (vedere sopra il secondo sito), dove insegnavo religione presso la scuola media Giovanni Verga, ai figli di numerosi mafiosi, ai quali inculcavo idee sane in netto contrasto con gli insegnamenti e le "aspettative" dei loro padri.

Uno dei giudici a latere, M. S., nel processo di primo grado, era la figlia di un mio agente della De Agostini, che mal vedeva il fatto di averlo superato da suo produttore a Dirigente dell'Azienda da cui dipendeva e mi aveva anche detestato, quando fu sollevato dall'incarico e pretendeva dei favoritismi, ma non potei aiutarlo, perchè la Casa Editrice aveva già scelto un altro sostituto.

Quel giudice a latere, che conobbi da ragazza, non poteva avere astio contro di me?

Basterebbe leggere i fascicoli e subito si noterebbe tutta la messinscena, anche un avvocato azzeccagarbugli se ne accorgerebbe!

Non voglio, entrare nei particolari della vicenda giudiziaria, tento di segnalare degli accenni, solo dei particolari che sto ricordando, ma la situazione si è caoticamente ingarbugliata, dentro una mole enorme di inutili fascicoli che andrebbero solamente bruciati immediatamente!

Ma per districare l'enorme vespaio, ho assolutamente bisogno di una validissima difesa legale e soprattutto dei Magistrati che sappiano interpretare sapientemente la Giustizia; se sia il caso di ribaltare tutto, alla luce delle verità che appaiono agli Atti.

Attualmente non ho più mezzi economici: come potrei affrontare questo enorme processo ?

Per quanto, riguarda il mio aspetto psicologico, sento urgentemente la necessità di dovermi curare, essendo giunto allo stremo delle forze, con una età e uno stato di salute che non mi aiutano più; ora non sono più solo ad angosciarmi: anche mio figlio spera ansioso che tutto finisca presto e bene per rivivere insieme il resto della nostra vita.

Non sono più giovane, intanto le mie condizioni mentali sono assai provate: vivo nel terrore di non potercela fare, non posso pagare l'affitto mensile, mentre nella mia casa di Palestrina non vi posso abitare, anzi è sottoposta a sequestro cautelativo.

Il sei giugno 05, allo scadere della decorrenza termini, dopo due anni di indagini, dovevo scegliere una residenza, poichè non potevo più stare nella mia casa di Palestrina, mio figlio ha proposto di trasferirci a Bologna, ma abbiamo trovato l'appartamento solo a ottobre e per tre mesi abbiamo alloggiato in albergo, liquidando quasi tutti i risparmi.

Nella mia vita sono stato sempre onesto ed attivo; i giudici sanno bene che è scontato che uno che ha carichi pendenti non può essere assunto da nessuna parte.

Paradossalmente, riporto alla lettera, ciò che ho letto dalle informazioni di Polizia:

" Lo stesso non esplica alcuna attività lavorativa...Pertanto viene ritenuta persona dedita alla commissione di reati che mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica e "che abitualmente' (cosa vuol dire?) ... anche in parte, con i proventi di attività illecite".

Non posso lavorare nell'agenzia della De Agostini, in cui fui Dirigente quindi, per campare, quando capita sporadicamente, pratico la Naturopatia e nel rispetto della legalità, chiedo delle libere offerte.

La realtà è che sono quasi privo di tutto: i miei dirimpettai sono per lo più extracomunitari che mi portano da mangiare, in cambio di qualche terapia, l'uso della cucina, del computer, o della doccia, con loro ho un rapporto difficile: alcuni avendo dormito in case abbandonate, o addirittura all'aperto, nel freddo d'inverno, avvolti da una sola coperta, mi fanno osservare le loro precarie condizioni di salute, chiedendo di essere ospitati per qualche giorno: il tempo necessario per la durata della relativa terapia.

Sono costretto ad accettare, per la sola ragione che se non pago l'affitto di 810 euro al mese rischio di perdere l'alloggio, con la conseguenza di ritornare in carcere.

Delle condizioni in cui vivo ho informato le Autorità del CSM, un alto magistrato competente, il Tribunale di Tivoli, da cui dipendo e i Carabinieri dove vado a firmare.

Mi sento vittima di sistema opprimente che fa terra bruciata intorno, come è successo ad altri malcapitati, ai quali sono rimaste solo due alternative: la galera, o il suicidio e non si tratta di pochi casi...

Quasi due anni fà, da Rebibbia, avevo scritto una lettera al Procuratore Generale della Cassazione, nella quale avevo espresso le mie legittime richieste.

Dell'alto Magistrato mi avevano interessato le sue dichiarazioni lette in un articolo di primo piano, pubblicato dal Messaggero, in data 12-01-2005.

Mi ci vedevo proprio dentro, anche perchè la parte offesa ha mezzi economici assai elevati, mentre io, al contrario, ho solo una semplice casetta nella campagna prenestina, che mi dava pace e rilassamento mentale.

Sono giunto alla fine di questa mia assurda vicenda giudiziaria, il mio ardente desiderio è quello di rientrare nella normalità, come tutti quei comuni mortali che vogliono stare tranquilli nella Società, verso la quale mi sono sempre adoperato, sia attraverso l'insegnamento alle nuove generazioni, soprattutto durante i così detti "anni di piombo", sia in qualsiasi circostanza, da quando esisto.

Non ho mai avuto problemi con nessuno, solamente nell'ambito di quanto ho esposto, sono stato travisato dal plagio, dall'interesse, dalla menzogna e dalla cecità; iniziata, nel 1993, quando avevo la matura età di quarantaquattro anni, prima non c'era nulla nel mio casellario giudiziario, c'era, piuttosto una grande stima da parte di tutti coloro che mi hanno conosciuto, soprattutto tra i miei alunni che non hanno mai dubitato della mia moralità, anzi...

Mio figlio ha assolutamente bisogno di me, non solamente per recuperare un rapporto, seppure essenziale tra padre e figlio, ma ha bisogno della mia guida per ritrovare il suo equilibrio; prima di rivederlo avevo accettato l'immane sofferenza come una croce da offrire a Dio, ma notando le miserevoli condizioni in cui è stato psicologicamente costretto a ridursi, non posso più tacere!

Ho avuto la tentazione di fare un digiuno, ricordando Gandi; già lo pratico, in quei giorni in cui non viene nessuno a trovarmi, sto cominciando a conviverci bene con l'inedia, nonostante i frequenti allarmi ipoglicemici; sono quasi portato all'anoressia e perciò, già da tempo pensavo di fare uno sciopero della fame e della sete ad oltranza, fino a che non avrò giustizia, perchè vivere nella gogna mi è diventato impossibile, tanto, con il diabete, per me, non ci vorrebbe molto... anzi già mi sono trovato in uno stato di pre-coma...

Ma credo che esiste una giustizia onesta e resto ancora fiducioso nella Magistratura, quella vera, sperando che possa essere illuminata, senza alcun preconcetto e senza confini mentali.

Sono altre le direzioni in cui bisogna andare e porre una maggiore attenzione; io rigetto fermamente qualsiasi coinvolgimento che mi è stato imputato e chiedo una piena assoluzione con il desiderio, finalmente di poter vivere in pace, poichè sono davvero molto stanco!

Esimio Professore, ti prego di scusami per la mediocre morfologia, certamente capirai in che stato mi trovo...

Rimango fiducioso e colgo l'occasione per porgerti Deferenti Ossequi.

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FINE

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